Operàri, Mediatyche, Bottega Filosofica | La Relazione di Impatto
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Operàri, Mediatyche, Bottega Filosofica | La Relazione di Impatto

Presentati i risultati dellindagine condotta dall’Università degli Studi Roma Tre sullo stato d’arte delle Società Benefit in Italia.

Sono stati presentati a Roma, il 22 maggio, presso Talent Garden Ostiense, i risultati di un’indagine dettagliata sulle relazioni di impatto pubblicate fino al 2021 e che ha coinvolto le Società Benefit.

A condurla gli studenti del corso “Corporate governance e scenari di settore delle imprese” del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università degli Studi Rome Tre, sotto la guida del Professor Mauro Paoloni, della Professoressa Giorgia Mattei e dall’Assegnista di Ricerca Valentina Santolamazza.

Insieme a tre associate AssobenefitOperàri , Mediatyche e Bottega Filosofica – e attraverso l’intervento del Responsabile delle Relazioni Istituzionali di Assobenefit, Massimiliano Pontillo, nel corso della presentazione sono state esplorate le opportunità di miglioramento della trasparenza nelle relazioni di impatto.

L’indagine ha preso in considerazione le 521 Società Benefit presenti, alla data dell’11 novembre 2022, nell’elenco sul sito Societàbenefit.net che è curato da B-Lab Italia e Assobenefit. Di queste, il 20,34% sono state escluse poiché sono società risultate inesistenti, in liquidazione, prive di un sito internet o, più semplicemente, perché società divenute Benefit nel 2022, e pertanto non hanno provveduto all’adempimento relativo alla relazione di impatto.

Delle Società Benefit rimanenti, viene rilevata la mancata pubblicazione della relazione d’impatto da parte della maggior parte del campione: difatti, su 415 SB analizzate, solo il 36, 87% (pari a 153 società) risulta averla pubblicata nel 2021, mentre il 63, 13% (pari a 262 società) risulta non aver presentato alcun documento[i].

Per quanto riguarda l’area scelta per la pubblicazione all’interno del sito web, il 45% (69 imprese su 153) ha caricato il documento in una sezione specifica dedicata alla comunicazione con gli stakeholder esterni – es. sezione “Governance” o “Sostenibilità”. Il restante 55% ha invece preferito creare una sezione dedicata all’essere Benefit e includere lì la relazione di impatto.

L’analisi è stata svolta anche con riferimento alle metodologie utilizzate per la stesura del report. In particolare, lo studio ha messo in luce che, rispetto alle imprese analizzate:

  • Il 70,59% utilizza il BIA (B Impact Assessment), in alcuni casi in combinazione con altre metodologie;
  • Il 3,92% utilizza il SABI (Strumento di Autovalutazione della Buona Impresa);
  • Il 13,07% utilizza il GRI standards (Global Reporting Initiative Standards);
  • L’1,31% utilizza la Matrice del Bene Comune;
  • L’11,11% utilizzano altri approcci, alcuni dei quali risultano carenti sia in termini di aree di analisi rendicontate, sia nella quantificazione degli obiettivi e delle performance realizzate.

La Professoressa Giorgia Mattei ha commentato così i risultati generali della ricerca: “Certamente la mancata indicazione della sezione in cui pubblicare la relazione di impatto non è di ausilio agli stakeholder nel trovare le informazioni e, dunque, l’accountability è limitata. Inoltre, un così variegato range di approcci possibili da utilizzare nella redazione della relazione, non agevola la comprensione delle azioni delle singole aziende e non aiuta la comparabilità spaziale del documento. Dai risultati sopraesposti, è possibile notare come per alcune realtà, la redazione della relazione di impatto costituisca ancora un mero adempimento – tra l’altro non sempre atteso – piuttosto che un momento di confronto con gli stakeholder. In questo senso, le associazioni di categoria, unitamente all’accademia e alle virtuose realtà che compongono il mondo delle Società Benefit, devono farsi promotrici di questo cambiamento di visione, al fine di permettere alla totalità delle Società Benefit di assolvere un ruolo di trait d’union tra il fare impresa e le nuove esigenze di sostenibilità.”

Durante la tavola rotonda, quanto emerso dallo studio, è stato analizzato da diverse prospettive: l’attenzione è stata posta sui contenuti, la comunicazione e la motivazione alla base dell’essere Benefit. Questo ha consentito di ottenere una visione più completa e approfondita della direzione da seguire e degli aspetti su cui focalizzarsi per un percorso verso la sostenibilità.

Alessandra Barlini, amministratrice di Operari Società Benefit e B Corp, si è soffermata sui risultati emersi dall’analisi dei contenuti delle relazioni d’impatto: “Penso sia necessario andare oltre il racconto delle azioni e delle attività svolte nell’anno, la relazione d’impatto è infatti un racconto di obiettivi, delle azioni poste in essere per raggiungerli e dei risultati conseguiti o dei motivi del mancato raggiungimento. Ciò, a sua volta, attiva per l’anno successivo un circolo virtuoso di nuovi obiettivi – azioni- risultati: non c’è impatto senza obiettivi e misurazione; altrimenti ci sono solo belle azioni dove ti fotografi dalla parte giusta del viso e con la luce migliore”.

Sul fronte comunicazione, è stato chiesto a Elena Rabaglio, Co-Founder di Mediatyche SB di raccontarne l’importanza: Quando si parla di sostenibilità, la comunicazione diventa cruciale perché contribuisce a diffondere la cultura dell’azienda sia all’interno che all’esterno, aumentando o meno il coinvolgimento degli stakeholder. Inoltre una scelta comunicativa piuttosto che un’altra ha un impatto sulla reputazione aziendale e, quindi, sul vantaggio competitivo del brand stesso. Penso che la figura del comunicatore debba essere contemplata sempre all’interno di un Comitato Sostenibilità. Non è un caso che il 44% delle imprese intervistate all’interno del nostro Osservatorio Comunicazione & Sostenibilità 2021 non sia soddisfatto di come è gestita la comunicazione delle proprie performance economiche, ambientali e sociali”.

Myriam Ines Giangiacomo, founder e CEO di Bottega Filosofica, società benefit e B Corp che si occupa di innovazione organizzativa e sociale e di trasformazione culturale, ha invitato invece a “guardare alla Relazione di Impatto come l’occasione migliore per una società benefit di mostrare la propria ‘anima’ e di costruire, intorno a una visione, coesione con di tutti gli attori del suo ecosistema, stakeholder interni ed esterni. Coerenza nell’attuazione dei propri obiettivi di beneficio comune e trasparenza nel narrarsi danno, così, sostanza alla scelta di essere una ‘buona impresa’. Un’impresa che si pone e riconosce come attrice sociale primaria capace di tenere in equilibrio dinamico gli interessi di tutti e di generare valore di lungo periodo per l’intero sistema e non solo per sé.”.

A conclusione l’intervento di Massimiliano Pontillo, Responsabile Relazioni Istituzionali di Assobenefit: La legge istitutiva delle Società Benefit in Italia ha voluto innovare il concetto stesso di impresa,  impegnando statutariamente la governance a perseguire non solo il ‘tradizionale’ obiettivo del profitto ma anche quello del beneficio comune; in una gestione più allargata e responsabile che, oltre a misurare il valore economico prodotto, valuti l’impatto virtuoso operato sul territorio, gli stakeholder e l’ambiente. Con questo assetto, l’obbligatoria relazione di impatto annuale diventa uno strumento per rendicontare ma anche per comunicare in maniera trasparente la propria identità ed essenza, non puntando solo e tanto a mostrare le performance ottenute, quanto piuttosto a dare espressione al modo in cui autenticamente è concepita e perseguita la sostenibilità. In questo scenario le SB possono trovare in Assobenefit uno spazio di rappresentanza, indirizzo, incontro, condivisione, ricerca, ma anche di crescita di un business migliore per il Pianeta”.

La moderazione dell’evento è stata affidata al giornalista e Direttore responsabile di Sapereambiente Marco Fratoddi, che ha guidato il confronto sul tema.


[i] È importante notare che la ricerca ha incluso anche le società che richiedono l’invio di dati personali per ottenere l’accesso alla relazione di impatto.

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