Nella legge sulle SB c’è l’idea del cambiamento sistemico
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Nella legge sulle SB c’è l’idea del cambiamento sistemico

Crescere in maniera sostenibile, facendo rete tra enti del terzo settore, associazioni e imprese. Sono i temi attorno ai quali il 26 ottobre scorso, a Genova, si è tenuto il convegno dal titolo “Chi fa rete vince”, organizzato da PMG Italia e Fondazione Conad ETS che, nell’occasione dell’Assemblea Associazione Italiana dei Comuni Italiani (ANCI), hanno riunito il nostro Presidente Mauro Del Barba, Davide Dalmaso, Presidente Social Value Italia, Mauro Lusetti, Presidente Conad, Marco Mazzoni, Amministratore Delegato PMG Italia, per parlarne.

Dal panel emerge con evidenza la comparsa di una nuova sensibilità tra le imprese, ma è pur vero che occorre un cambiamento sistemico, un modello di sviluppo autenticamente sostenibile, che integri la creazione di valore economico con il perseguimento (e raggiungimento) di valori ambientali e sociali, dando vita ad una nuova cultura d’impresa. «Perché anche la non sostenibilità ha un costo», ricorda Davide Dalmaso, che mette in guardia: «Ci accorgiamo che, nonostante la spinta della finanza, i miglioramenti dell’incorporare gli aspetti ambientali e sociali nelle proprie strategie di business sono ancora molto parziali».

Il Presidente di Social Value Italia prosegue: «Poco fa venivano citati gli SDG’s, ebbene, non soltanto siamo lontani dal loro raggiungimento, ma addirittura in alcuni settori siamo oggi peggio di come eravamo posizionati quando furono posti gli obiettivi nel 2015. Occorre dunque pensare a nuovi modelli per creare valore, e non mi riferisco alla sola dimensione economica, ma anche a quella ambientale e sociale. Per quanto io guardi con interesse ai nuovi modelli che stanno emergendo, come ad esempio le Società Benefit, finché non si affermeranno e raggiungeranno una modello di scala significativa, temo che continueremo a seguire questa deriva».

Sul punto gli fa eco il Presidente Mauro Del Barba: «Ciò che mi ha spinto a scrivere la legge, e a volerla fortemente in Parlamento nel 2015, operativa dal 1° gennaio 2016, non è stata l’idea di creare una nuova tipologia di impresa, come è avvenuto ad esempio per l’impresa sociale, che è una cosa specifica. Ma ci sta dietro l’idea, – e lo posso dire dopo aver ascoltato l’intervista di Davide Dal Maso che prendo come assunto al mio ragionamento tutta per intera – di riformare il capitalismo: nella legge sulle Società Benefit c’è l’idea del cambiamento sistemico».

Sul fatto che il modello attuale di sviluppo non sia più sostenibile Del Barba è perentorio: «Ero e rimango convinto oggi. Cosa intendo dire: non è più sostenibile l’idea che diciamo alle imprese “produci valore e dai occupazione”, mentre lo Stato prende i soldi e li redistribuisce facendosi aiutare in questo dal Terzo Settore. Questo sistema, a cui tutti siamo affezionati, ci porta al disastro. Mi assumo la responsabilità di quello che dico. Non vuol dire che è tutto da rifare. Vuol dire che dobbiamo capire cos’è che non va. Allora, il “cos’è che non va” è che è molto sbilanciato il rapporto mercato – Stato».

E’ la capacità di fare rete la chiave per vincere la sfida della sostenibilità.

Mauro Lusetti è testimone di una storia, quella di Conad, che nel corso degli anni ha cambiato le regole del mercato: «Le cooperative o riescono a cambiare i paradigmi del mercato o vengono meno a un loro scopo».

La cooperazione è estremamente sostenibile e mette piccoli e medi imprenditori nella condizione di poter essere leader di mercato. «La storia di Conad racconta che sessant’anni fa un gruppo di bottegai e piccoli produttori si mise insieme superando il monopolio dei grossisti, determinando da questo punto di vista un cambiamento grande del mercato, a favore non solo dei propri associati ma anche dei consumatori», sottolinea Il Presidente di Conad.

E continua: «Nel mondo in cui viviamo ce n’è sempre più bisogno. Vi è il bisogno di fare rete, di condividere obiettivi, di trovare delle modalità che ci consentano di decuplicare le forze dei singoli. E’ fondamentale. Se fare rete era importante 60 anni fa, lo è a maggior ragione oggi, perché da soli non si va da nessuna parte».

Da 2 anni, opera la Fondazione Conad ETS, una realtà giovane ma che fa suo il grande impegno che da 60 anni Conad riserva a sostegno delle comunità in cui opera, nel tentativo di bilanciare la sostenibilità economica con quella ambientale e sociale.

Fare squadra è importante, ma c’è un’altra parola chiave che affiora durante il dibatto: consapevolezza.

«Se vogliamo passare alla stakeholder economy servono una spinta o un afflato culturale, certo, ma anche una legge come quella sulle Società Benefit. La shareholder economy, infatti, pone dei vincoli giuridici e sottrae la consapevolezza necessaria. Invece noi dobbiamo mettere le imprese nelle condizioni di operare questo cambiamento. Ma perché le imprese? Perché lì c’è potere economico, c’è la spinta più forte della società; io credo nel mercato, credo che dobbiamo liberare questa forza e indirizzarla in senso positivo», sottolinea Del Barba.

Le Società Benefit rappresentano un partner prezioso per le istituzioni, per il Terzo Settore, per portare avanti importanti progetti orientati al bene comune. «Le Società Benefit giuridicamente non hanno più un solo scopo, ma affiancano finalità sociali e ambientali che rendono consapevoli, perché le esplicitano nello statuto. – incalza il Presidente di Assobenefit – E vi affiancano anche l’obbligo di misurare l’impatto, affinché questa consapevolezza non sia un moto dello spirito, come dice qualcuno».

Sul tema della misurazione dell’impatto, la discussione prende di mira i diversi standard, spesso non omogenei: come può orientarsi un’impresa per migliorare? Come misurare il proprio impatto e farlo correttamente?

«La misurazione è un fatto tecnico. – precisa Davide DalmasoAnzitutto bisogna voler creare un impatto. In Social Value Italia, noi diciamo sempre che l’impatto sociale deve essere intenzionale e addizionale, oltre che misurabile. Occorre, cioè, che una organizzazione voglia un cambiamento e si organizzi per perseguirlo e, quindi, abbia una visione del proprio ruolo nella società, identifichi una sfida sociale e si organizzi per produrre dei cambiamenti che consentano di vincere questa sfida».

E continua: «Sul piano della misurazione, le metodologie sono diverse. Non ne sposo una a priori, penso piuttosto che ogni organizzazione debba trovare il proprio metodo per misurare il valore sociale».

Dalmaso ricorda come anche sul valore economico non ci sia una convergenza così forte: «Le società quotate in borsa fino ad alcuni anni fa facevano bilanci che non erano confrontabili fra loro e ci sono voluti decenni pe arrivare a degli standard comuni per misurare il valore di un’organizzazione. Le scienze sociali sono ancora più ambigue e quello della misurazione è un problema. Ma non deve spaventare. Penso che la cosa più importante sia convincere le organizzazioni a perseguire consapevolmente un impatto sociale; poi il modo con cui lo si misura è una derivata di una scelta strategica».

Sulla questione delle metriche il presidente Del Barba mostra preoccupazione: «Se ci pensate, nel frattempo la società è andata in questa direzione: l’Europa, con la dichiarazione non finanziaria, la tassonomia e la CSRD, e gli standard emessi recentemente da EFRAG operano partendo, per così dire, dal fondo, dagli obblighi di rendicontazione, cercando di introdurre una misurazione dell’impatto sempre più standardizza… Denotano un limite: la convinzione che si possa risolvere un problema continuando con il paradigma di prima, perché abbiamo trovato la ricetta magica delle metriche».

Il Presidente di Assobenefit ribadisce la necessità di aumentare il livello di consapevolezza come bisogno prioritario rispetto alla questione, certamente importante, della misurazione dell’impatto.

E, per tornare al tema del “fare rete”, sottolinea come occorra creare legami forti: «Se lo scopo di beneficio comune è nella vocazione della Società Benefit, all’interno di un vincolo giuridico, questo crea un legame molto più forte, perché non dipende dall’andamento del mercato o dalla valutazione di un fondo che vuole investire sull’impresa. Questo è il cambiamento che dobbiamo immaginare».

Il Presidente Mauro Del Barba rilancia: «Io penso che addirittura le guerre che ci sono oggi nel mondo siano conseguenza dell’insostenibilità del modello di sviluppo. Il discorso è più complicato, soprattutto in alcune aree geografiche, ma consideriamo la voracità del capitalismo: in un’epoca storica si esprime essendo vorace nei confronti dell’agricoltore; in un’altra epoca, globalizzata, nei confronti di un continente o di un’area geografica o di determinati settori. Ecco, è la voracità del modello di sviluppo che noi dobbiamo abolire».

Dalla voracità del capitalismo passando per la deriva attuale giungendo infine al modello virtuoso di una impresa che, dal 2020, consapevole che il proprio sviluppo non possa prescindere dall’attenzione verso società e ambiente, ha deciso di conferire alla propria mission un valore aggiunto: è PMG Italia Società Benefit per l’Impatto Positivo, una Società per azioni che si occupa di realizzare progetti rivolti a favorire l’equità sociale, l’attenzione al bene comune, la presa di responsabilità verso le tematiche della sostenibilità.

«Noi siamo sempre stati “benefit”, anche quando questa definizione non esisteva. spiega Marco Mazzoni, Amministratore delegato di PMG Italia – La legge sulla Società Benefit ci ha allargato l’orizzonte consentendoci di proporre all’ente pubblico, agli enti del terzo settore, agli istituti scolastici, agli imprenditori del territorio un progetto molto più ampio, che aggiunge aspetti quali l’attenzione al territorio, la sensibilizzazione di tutta la comunità con una considerazione particolare verso i giovani”.

Il riferimento è al progetto Città ad Impatto Positivo, ideato da PMG italia e promosso anche dalla Fondazione Conad ETS, che supporta la nascita e la gestione di servizi di utilità sociale, grazie alla costruzione di una solida rete tra Società, Enti e Persone che decidono di lavorare insieme con un unico obiettivo comune: il miglioramento di vita di tutti i cittadini.

Al progetto “Città ad Impatto Positivo” è stata dedicata la seconda parte del convegno con l’intervento anche di Sandrino Porru Presidente FISPES, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali Centro Preparazione Paralimpica e le testimonianze di chi facendo rete, è riuscito a vincere.

Guarda il convegno “Chi fa rete vince” su YouTube e su Plaple.tv